Sezioni della raccolta

Sonetti

I Raccolta di Sonetti
I Componimento
(Proemio)
Il primo componimento ha funzione di proemio e presenta l’intera poesia dell’autore come fuori (o al di sopra) dal tempo in cui egli si trova a scrivere e soprattutto al provare sentimento. Si percepisce dai versi l’alienazione dall’ambiente in cui ci si trova, e l’appartenenza altresì al medioevo stilnovistico.

Chesto dato tra voi non è 'l mio tempo
com' ei che fu ante di popolo privo,
et in tal modo fortemente campo
4 sine un ombra d' alcun gäudio io scrivo;
Mi prese como un tüono co ‘l lampo
ca da quel momento sì peggio vivo,
che l'alta torre del castello i’ rompo
8 (per suggerimento di Guido arrivo).
Sì com il mi' alto novo et magno mastro
perso et disperato in oscura nocte
11 et pöi ritrovata in fin la luce,
prego affinchè lungi da me chell'astro
como un tempo me feci da Macte
14 ca lei a sicura Morte non adduce.


1-4. Questo tempo che mi è stato dato da vivere in mezzo a voi non mi appartiene come colui che prima di me si considerò apolide, e in questo modo sofferente accetto di vivere senza qualsivoglia riferimento a felicità io ne scrivo;
5-8. Mi sono sentito colpire tanto alla vista tanto fisicamente da un fulmine, che da quel giorno in cui avvenne vivo in sofferenza, distrutto come una torre colpito da un fulmine in modo simile (e per giungere a tale conclusione ho dovuto far necessario riferimento a Guido Cavalcanti).
9-11. Così come il mio famoso, appartenente allo stilnovo, e grande maestro a cui mi ispiro, il quale prima perso e disperato nella selva oscura, e poi avendo ritrovata la luce,
12-14. io prego affinché mi si disponga lontano da quella stella, come un tempo io stesso feci da Macte, la quale a sofferenza mortale non conduce.



II Componimento
Il secondo componimento denuncia la condizione dell’autore simile a tutti quelli nella stessa condizione di un amore non corrisposto, che talvolta ha portato a perdere il senno, altre volte ha portato a perdere la vita.
I personaggi a cui si allude sono tanto poeti, tanto i veri e propri protagonisti delle poesie medioevali che il più delle volte erano cavalieri dall’animo nobile.

In loro quanto pianto e quanta speme
non quietaron tanto disio per ella,
sì da sempre sembra ca' loro geme
4 'l core per tal anima et clara et bella;
'N si pote protestar se lama preme
sine fio se non sol per amar quella,
ca ad altri ha dato di gaudio seme
8 privando color di anima gemella.
Pochi hàn capito che sïa Amore
tanti hàn lottato per d’ ei giöire
11 troppi han sofferto et non trovar sorte;
di questi ci fu c'ha donato l'core
pochi elli t'amo son sentiti dire
14 molti Follia hanno raggiunto o Morte.


1-4. Quanta disperazione e quanta speranza in loro non riuscirono a estinguere tanto desiderio per colei, in modo che sembra da tempo immemore che il loro cuore ne soffra nel vedere tale anima così chiara e meravigliosa;
5-8. Non si può protestare (gridare o lamentarsi) in modo semplicemente lieve se una lama ci trafigge non solo per provare amore nei confronti di quella, che ad altri ha dato ragione di felicità privando i meritevoli dell’amante.
9-11. Pochi hanno capito cosa sia l’amore, tanti hanno lottato per gioire di esso, troppi hanno sofferto e non hanno raggiunto lo scopo;
12-14. di questi c’è chi ha messo a disposizione dell’amante il proprio cuore, e pochi si sono sentiti rispondere “Ti amo”, mentre molti hanno raggiunto la pazzia o addirittura la morte.



III Componimento
Tra i componimenti più piacevoli, il terzo descrive una soggettiva (ma che vuole essere oggettiva) situazione comportante dall’innamoramento, che, considerata inevitabile, presenta come irraggiungibile la propria amata che già rivolge il suo interesse verso qualcun altro. Nella seconda sirma è presente il concetto “Nihil clarius est quo quod habere non possum”.

Mi par che quando 'l sentimento move
et in inevitabile modo io ami,
l'core s'avvolge di spinosi rami
4 poiché l'pensiero d'ella mira altrove;
E' Inutile far che sguardo piove
pieni et speranti che lei mi ami
così i miei occhi di mestizia, infami
8 tentano guardando ch'ella sia dove.
Generalmente cosa che accade
è questa fra noi come meco amante
11 et non di un unica volta temere,
quindi qualunque io ami clara beltade
sicuramente niente importante
14 è più di ciò che non posso avere.




1-4. Mi sono reso conto che dal momento in cui io provi sentimento ed ami in modo inevitabile, il cuore si avvolge di rami spinosi poiché il pensiero di colei per la quale il mio sentimento si sia mosso volge altrove;
5-8. E’ inutile che io pianga con occhi tristi pieni di lacrime e speranti che lei mi ami, per questo motivo infami, e con i quali cerco con lo sguardo dove lei possa mai essere.
9-11. Questa situazione accade generalmente fra noi come me che sono amante e quindi non bisogna credere che sia un evento occasionale,
12-14. quindi qualsiasi chiara bellezza io ami sicuramente è posta al pari di qualcosa che più importante non può esserci, e considerata la mia condizione, non può essere mia.



IV Componimento
Il quarto componimento ricorda in modo definito la bellezza dell’amata, le doti e le qualità angeliche, e soprattutto la capacità di far percepire una condizione angelica al suo avvento. Presenta successivamente la descrizione della discesa non appena l’amata si allontana.

Fosti come astro in chiarità sereno
venuta ad illuminar l'anima mia,
et mostrandomi dell'empireo vïa
4 lasciando sotto me mortal terreno;
per chel pòco portasti nel tuo seno
'l core mïo per quanto ardente sia,
et come arrivasti, andasti vïa
8 sine lasciar d'Amor celeste freno.
Sì à inizio la discesa al giro basso,
me, non per volontade et ne per fato
11 abbandono sì cristalline et belle,
cose d'oltre vita sine peccato,
per andar a trovar me stesso lasso
14 o giusta strada a le lunge e alte stelle.




1-4. Sei stata come una stella nella chiarezza del cielo sereno venuta ad illuminare la mia anima ed a mostrarmi la via del paradiso lasciando nell’ascesa sotto ai miei piedi terreno dei mortali;
5-8. Per quel po’ di tempo portasti nel tuo petto il mio cuore sebbene fosse ardente, e come ti sei presentata a me, ti sei allontanata senza lasciare un freno al mio amore celeste.
9-11. Così adesso inizia la mia discesa all’inferno, non per mia stessa volontà o per casualità, abbandono così le cristalline e belle,
12-14. cose celestiali del paradiso, per andare a ritrovare me stanco, o una paradossale scorciatoia per ritornare verso le ormai altissime e lontane stelle.



V Componimento
Il quinto componimento si presenta come la presa di posizione di un rappresentante legale di tutti gli innamorati di fronte ad una schiera di giudici e periti giurisdicenti, nella quale viene denunciata la ingiusta avarizia che le donne infliggono a questi uomini. L’arringa termina con una considerazione che si presenta da un canto come autocondanna, dall’altro come vera soluzione del caso.

Giudici tutti et dotti magisteri,
invoco vöi, padri di Giustizia,
per dare a lor, cortesi cavalieri,
4 la degna compensa se non Letizia;
meritano forse per lor pensieri
et o per loro velata Malizia
alle senza nomi, celati interi,
8 inferta da ch'elle tanta Avarizia?
Perché 'l bramato corrisposto Amore
c'è uno ogni mille cognizioni date
11 et non quando vero che cinge l'core?
Forse perché le anime innamorate
mai saranno sature di Dolore
14 et pertanto dovràn restar celate.




1-4. Giudici tutti e ministri colti, io vi invoco padri di giustizia per aggiudicare a loro, cavalieri gentili, una degna compensa se non almeno la gioia;
5-8. Meritano forse tanta avarizia per i pensieri che hanno formulato o per la loro accennata malizia nei confronti di quelle donne delle quali il nome è nascosto, inferta (l’avarizia) da loro medesime?
9-11. Perché l’amore desiderato corrisposto si presenta una volta ogni mille, per quanto ne abbiamo a conoscenza, e non quando davvero cinge il cuore?
12-14. Forse perché le anime innamorate mai saranno addolorate abbastanza e quindi in realtà restano nascoste alla nostra conoscenza.



VI Componimento
Qui, in questo sesto componimento, conclusivo di questa prima raccolta di sonetti, si percepisce la resa incondizionata, dopo un accennato rimpianto, del sentimento fino a prima percepito: si presenta l’avvenimento di un “momento” come un episodio aspettato, uno fra due, pertanto si teorizza un ipotetico secondo momento che ancora debba avvenire, ma criptico ed enigmatico come il primo già avvenuto.

Poi sì venne 'l di de ricordati giorni
ma non più la voglia di ritornare,
quanto 'l dolor süi occhi non più adorni
4 lungi dal penser di lei novo amare;
non più nöi dagli occhi schivi attorni
ca solo tu solevi nominare,
tu, che i mäestri dicon che non torni
8 mäi et mäi a miracol mostrare.
Arrivò sì uno dei düe momenti
ma sì 'l primo ante come 'l secondo
11 non sarà di fattezza tutto ingordo,
et quel momento dei giorni sì intenti
tra i giorni dell'amore giocondo
14 tutti tran de lo splendido ricordo.




1-4. Così poi giunse il giorno fra quelli ricordati, ma non più la voglia di ritornarvi, per quanto vi sia dolore percepibile dagli occhi non più sorridenti e lontani dal pensiero di amare lei nuovamente;
5-8. Non più noi siamo adesso circondati da quegli sguardi schivi, i quali solo tu eri solita nominare, tu che i poeti dicono che non ritorni mai e mai a mostrare miracolo (col tuo ritorno).
9-11. E’ giunto così uno dei due momenti ma così il primo già avvenuto così come anche il secondo non sarà ingordo di essere,
12-14. E quel momento dei giorni così intenti in mezzo a quelli dell’amore felice, tutti tranne quello in cui me ne rimase solo uno splendido ricordo.


II Raccolta di Sonetti
(EMANUELICHE)
Questa seconda raccolta di sonetti di genere petrarchesco di differenzia dalla prima per il tono sostenuto, e dalla gioia degli elementi trattati. Parla dell’amore nei confronti di Emanuela, fidanzata dell’autore dai tempi del Liceo. La vena poetica ritorna questa volta più esplosiva di prima con un nuovo volto, quello del sentimento felice.

I (Turbine di Passione!)
“Turbine di Passione” è il primo sonetto della serie, la quale denominazione è per la prima volta affiancata alla numerazione del sonetto; si tratta di una ripresa del genere stilnovistico di rappresentazione angelica tanto della amata, tanto dell’amore provato. Da notare la prima lettera di ogni verso escluso l’ultimo che compone la frase a sorpresa.

E’ forse m’ha colpito il voi sorriso,
Ma altrettanto semplice fu il vo’ sguardo
A mostrarmi sì il quale il paradiso
4 Non tale se non sol da lì per vo’ io ardo;
Uguale non so se fossi io per vöi
Elegante aurea dolce mia signora,
Là onde accompagnasti il mio cor e pöi
8 Ansi dolcemente fra l’aere e l’ora.
Turbine di passione! Quest’è l’nome
Idilliaco de l’amoroso pregio
11 A noi dal ciel soavemente donato;
Mirabil cherubino senso come
O albeggiante splendor candore regio
14 E’ l’amor che notte e dì i’ho provato.

1-4. Sarà forse che mi ha colpito il vostro sorriso, ma altrettanto semplice fu il vostro sguardo a mostrarmi come sia il paradiso, senza il quale non dal quel momento lì solo per voi io ardo;
5-8. Non saprei se io fossi per voi allo stesso modo, elegante dorata dolce signora mia, là accompagnasti il mio cuore dove poi si sostituì dolcemente fra il tempo e lo spazio.
9-11. Turbine di passione! Questo è il nome del tesoro poetico d’amore donato a noi soavemente dal cielo;
12-14. L’amore che giorno e notte io ho provato è un mirabile senso cherubino o come un regio splendore di una candida alba.


II (Altresì Emanuela)
Questo secondo sonetto scardina finalmente la rigidità del classicismo, e pone le radici per una poesia che si avvicina alla prosa, ad un linguaggio più sciolto e veloce, quasi discorsivo.
Si presenta come una serie di domande che vedono solo nella seconda sirma una risposta esaustiva.

Ma chi è quella ragazza splendida?
Chi è mai quella dai biondi capelli,
Dai fulgenti e vitrei occhi così belli
4 E dalla sublime voce candida?
E’ forse la più bella nei castelli
Delle principesse? Così intrepida
Da riscaldar la mia anima gelida
8 Portatami a volar tra mille uccelli?
Chi sarà mai quindi quella Bellezza,
Dal fare placido leggiadro e piàno
11 Quell’angelo caduto con cautela?
Quale anima di sì tanta purezza?
Per aver colto il cuore di Graziano
14 Chi se non altresì Emanuela?

1-4. Ma chi è quella splendida ragazza? Chi sarà mai quella che porta biondi capelli, ed ha splendenti e belli occhi vitrei, e dalla voce candida e sublime?
5-8. Sarà forse la principessa più bella fra tutte coloro che abitano i castelli? Così intrepida da riscaldare la mia fredda anima ed a portarmi a volare nel cielo?
9-11. Quindi chi mai sarà quella bellezza dal fare calmo leggero e fine, quell’angelo disceso in modo composto?
12-14. Quale anima può essere mai così estremamente pura? Quale per avere conquistato il cuore dell’autore, chi se non Emanuela?


III (Sole nascente)
“Impressione, Sole nascente” è il quadro dell’impressionista Claude Monet, ed a questo pittore l’autore della poesia si ispira nel descrivere la propria amata. Con l’alba, e un sole che risplende si vuole esprimere la potenza della luce che viene emanata. Altra analogia vien fuori dal brano musicale “The house of the rising sun” (originale degli Animals ma il riferimento va alla cover degli 8ttONerO, band musicale dell’autore) dove qui proprio l’esplosione di potenza di questo brano vuole conseguire dal punto di vista uditivo quello che per la vista è la luce del sole al mattino.

Emana lei come sole nascente
Luce propria con aüra dorata,
Esprime energia così dolcemente
4 Da far vibrar l’are ch’è circondata.
Suona come celestiale sinfonia
Quella su’essenza delicatamente,
E capace di rubar la mia mente
8 Ed il mio cor, in soäve armonia.
Io ti amo, angelica adorata mia,
Da sempre, e certo continuamente
11 Sëi la mia immagine immacolata;
L’anima mia di te è innamorata,
legata a te così inscindibilmente
14 da fare di me e te una dolce poesia.

1-4. Lei emana luce propria come un sole nel suo sorgere con un aura d’oro, esprime energia così dolcemente da far vibrare tutta l’aria che ha intorno.
5-8. Come una celestiale sinfonia la sua essenza produce suono in modo delicato, in modo da trasportare il mio pensiero ed il mio cuore in un armonia soave.
9-11. Io ti amo, mi angelica adorata, sempre e continuamente tu sei l’immacolata mia impressione;
12-14. La mia anima di te è innamorata, ed è legata a te così inscindibilmente da fare di me e te un dolce poesia


IV (Concentrazione cristallina)
Questo quarto sonetto riprende un po’ la tradizione dantesca del paradiso, andando riflettere da un canto l’ambiente angelico, dall’altro quello stellato del cielo notturno. L’amata viene considerata ancora in modo ineffabile, ed ancora una volta il sonetto si presenta nella prima parte in forme interrogative.

Ma ti sei mai chiesta per me cosa sei?
Riferisco proprio obbiettivamente,
non domandi mai cosa per te farei?
4 Se non sai non mi sai profondamente!
Tu appari e sei come ciò che più vorrei!
Sei l’ immagine reale e consistente,
Della gioia e desiderio travolgente
8 Della quale mai a meno io di te farei!
Sei proiezione sulla realtà vera
Della concentrazione cristallina
11 E sublime d’immensa felicità,
che si risplende come in primavera,
come stella più pura e serafina
14 che d’amor illumina l’immensità!

1-4. Ti sei chiesta mai cosa tu sei per me? Mi riferisco proprio in modo obbiettivo, non ti sei mai domandata cosa fare per te? Se non trovi in te una risposta allora non mi conosci profondamente!
5-8. Tu sei e ti mostri come ciò che io vorrei di più! Sei l’immagine consistente e reale della gioia e del travolgente desiderio che mi fa comprendere come mai io farei a meno di te!
9-11. Sei la proiezione sulla realtà della concentrazione purissima e sublime di felicità immensa,
12-14. la quale risplende come in primavera, come la stella più luminosa ed alta nel cielo che illumina l’immensità dell’universo con l’amore.



Non so come fäi ogni dì, fulgente
mi fai innamorar di te senza stasi;
aderente incondizionatamente a te,
sempre e ovunque e in tutti i casi.

 Nuova, palesatasi ogne giorno
fresca e luminosa, mia principessa
sei raggiante oltremodo e tutta intorno
 sei tal che il cuore l'intelletto vessa.

 Sei della mia ispirazione il volume,
della mia musica finanche i suoni
e delle mie mete la più ambita:

delle mie quotidiane vie il lume,
il firmamento delle mie visioni
e l'alba della mia rinata vita.



VI


Splendi raggiante sul placido mare,
pur la vetta degli innevati monti
colpisci däi bronzëi orizzonti
pel tüo disarmante ardente amare;

 in sconvolgente guisa ‘l lume adonti
sicché in fronte a te può se adombrare
solo, e non più oltre ancor tentare,
allorché tu finanche il Sol sormonti.

Il firmamento per luce a te anela,
e caducasi ogne astro con te accanto
se tenta la fulgenza a te vicino;

Oh, mïa dolcissima Emanüela
se non ti vedo è per me tramonto,
ma in fronte a te è l’alba del mattino.


VII


D’aurëa preziosità le scintille

contemplande dalla raggiante aura,
ad aürora emanate vibranti
 son da te sensando i cieli e l’arïa;

 pur la natura correda glorïa
innalzando da flutti e fronde i canti
quando la visione tüa instaura
dagli stormi d'uccelli fin a mille.

Irrefutabil dovizia figuri
d'alta, sì chiara e genuina beltà,
che pur la vista obnubilata curi:

di magïa sorprendi la realtà,
di candore immagine raffiguri,
di ricchezza adorni l’immensità.



VIII

Ornata d’inafferabili note

e dell’impercepibili cromïe,
in foggia dello zefiro candida
ed ancora più del miele sublime

sei, palesandoti divina dote
sì che neppur le più dolci poesïe
descrivon tanta luce sì splendida
né in suoni o nei versi, né in rime.

Quali le parole e quali musiche
Abbisognan per tal magnificenza,
quali gli ori a perfezionar corredo?

D’aulica sì sfoggiante la cadenza
di preziosismi la figura arredo
fai colle movenze più angeliche.



IX

Risplendon di luce quegli smeraldi,
riflette il sole la tua soave chioma,
e finanche il tempo la tua presenza
vibra, sì rarefacendo l’etereo.

Gli onirici più bei attimi son saldi
nel mio cuor, finanche nella mia essenza:
di primaverili fior è l’aroma
serafìn cristallizzante ‘l sidereo.

La tua candida è sì dolce pelle
e bianca, e chiara come la Luna:
delicata come petali d’un fior.

Di qualsivoglia ricca gemma niuna
rifulge come il tuo sguardo, ch’eccelle
fra gli aneliti del più ardente Amor.




X

Così calda e chiara sabbia di spiaggia
incontri quella mite e placida onda
di quell’esteso e limpido mare
là, dove quel sole più illumina;

natural sublimità in qual foggia,
in quest’eterno insolubile amare,
prestasi fra cotanta riva bionda
ed i morbidi flutti che domina?

Dolce è la marea che t’accarezza,
in un soleggiato e sì forte abbraccio
in un vero ed eterno divenire,

fra la lattea schiuma e la fresca brezza,
fra le auree ghiaie del marinaro laccio,
là, dove c’è quell’infinito unire.




XI

Verde, così da rispecchiar innanzi
a tutte tu le cose linfa e vita,
risplendi, come la marina flora,
come erbosi prati e fresche foreste.

Lo sguardo tuo finanche il Sol colora
e qualsivoglia luce che s’avanzi.
Germòglian trifogli fra le tue dita
ed ogni più soave fiore agreste.

Verde ed ardente fiamma son i tuoi occhi,
son della sostanza d’arcobaleno,
son della volontà dolce energìa:

candidi come della neve i fiocchi,
come dell’amor un messaggio pieno,
come dell’arte sublime magìa.




XII

Sentire te m'è chiaro e naturale
come per gli abitanti di quel mare
la limpida acqua, oppur la fresca aria
fra le piume dei viaggiator alati.

M'è fermo l'sentimento che non varia
nei bei tuoi profondi sguardi incantati,
nel prezioso legame spirituale,
nei tuoi gesti che mostrano l'amare.

M'è sì lucido l'percepire senso,
che con amor disegno in queste rime,
in ciò che solo insieme sprigioniamo:

quell'ardore che si palesa immenso,
che è messaggio sincero e sublime,
che dolcemente sussurro con "ti amo".