Sezioni della raccolta

Canzoni

I Canzone
TEMPESTA
Fra i limiti dell’uomo si pone la forza della natura. La tempesta, il temporale, la tormenta. L’autore con una canzone si volge pure su questa direzione: da un canto s’esaltazione della natura, ma dall’altra quella dell’uomo, nel saper riprodurne la sensazione e l’idea mediante la musicalità dei versi.

Romba continuo il cielo
E risponde la terra,
Davanti frigge la pioggia c’atterra
4 Oltre, sobbalza con fragore e zelo.
Grigia ovunque uggiosa par la giornata,
Generosa di pesanti aghi d’acqua
Paesane vie risciacqua
8 Per costa frastagliata;
Martellano le gocce
E scuotono palme,
Anche le colline più verdi e calme,
12 Ventosi alberi, case, statue e rocce.

1-4. Il cielo tuona e la terra risponde, alla presenza si può notare il friggere della pioggia, più in là la tormenta continua col suo volgersi.
5-8. La giornata si pone uggiosa e si colora di grigio, fa cadere in abbondanza una moltitudine infinta di pioggia, la quale risciacqua le vi e giunge fino alla costa dove viene sconvolta dalle forti onde;
9-12. Le gocce percuotono e scuotono le palme, anche le colline più rigogliose e calme, alberi ventosi, case statue e rocce (tutto).


Urla il vento che pesante è la pioggia
Grida il pozzo dal suo sonoro collo.
Perde l’uomo il controllo
16 E la dimora alloggia.
Da sé fa la Natura
Per sé lei sempre agisce,
O che la vita per noi ammorbidisce,
20 O che la mortale fermi immatura.
Percuote l’aria una assordante luce,
Sbianca fulgente i tetti l’aspro boato
Intona l’antenato
24 E le tenebre adduce.
Nere nubi note
Figure bianche innate
Disegnano delle altrettanti immote,
28 Immaginazioni disincantate.

13-16. Il vento reclama che la pioggia è eccessiva, il pozzo grida per tutto la sua profondità. L’uomo perde il controllo e va ad abitare la casa dove si rifugia.
17-20. La Natura agisce sempre da sé e per sé, o allietandoci la vita, o privandocela.
21-24. Il lampo fa vibrare l’aria, l’aspro tuono imbianca splendido i tetti delle case suonando come dal principio, e precede le tenebre (per contrasto).
25-28. Nuvole nere previste mischiate ad altrettanti bianche nuove, disegnano fra le altre relativamente ferme, forme strane e fantasiose.



II Canzone
ALLA POETICA PATRIA
Si presenta come componimento nuovo, mai affrontato come tema, e pure come forma metrica. La stessa caratteristica di questa canzone rappresenta un forte richiamo numerologico interpretabile in vari modi, sia per la caratteristica propria dell’autore, sia per riproporre il numero dei faraglioni del suo paese natale, qui associabile al numero delle stanze.

Stanno tre rocce a difesa negli anni:
Albeggia fresca anima anche d’estate
Che risplende a festa di fiaccolate;
Risuonano pur le contee accostate
5 Al paese della pescosa fierezza!
Segnata dai marinareschi affanni:
Separa dalla costa la collina
Che al crinale ad essa ci s’inclina
Ed alla Lachea gli occhi s’avvicina;
10 Tale risplende sempre di bellezza!
Sta a patrono Battista il San Giovanni:
Sono i pellegrini da ovunque e i buoni
Pregano il Santo con canzoni e suoni,
Mirando al quando gli alti faraglioni
15 Della mia poetica patria Acitrezza!

1-5. Tre scogli sono presenti da tempo immemore a difesa: emana freschezza anche nei mesi estivi nei quali risplende dei fuochi d’artificio delle feste patronali; pure i paesi intorno partecipano alla vita estiva del paese dall’orgoglio peschereccio!
6-10. E’ piena di corrose imbarcazioni: si trova posta tra il mare e la collina dove come iperbole pone come fuoco l’isola Lachea; questa è sempre nota per la sua caratteristica bellezza.
11-15. San Giovanni Battista è posto da Santo patrono: da ovunque i pellegrini vi si recano pregando e cantando al Santo, altrimenti mirano dal lato opposto la grandezza dei faraglioni del mio poetico paese Acitrezza!



III Canzone
ISOLE CICLOPI
L’arcipelago delle Isole Ciclopi si estende di fronte alla costa di Acitrezza nel comune di Acicastello in provincia di Catania, nella costa orientale della Sicilia affacciata sullo Ionio. Questa è l’interpretazione che l’autore ne dispone in forma di canzone medioevale.

Fu Mitologia e Storia
Nei tempi e ne regioni
A farne conoscenza.
Danno sempre onore e gloria
Per tutte le ragioni
E per l’appariscenza:
Han suggerito il nome
A terre e soprannome
9 Per gente conoscenza.
Proteggono ‘l villaggio
Da venti e mareggiate,
In stagione invernale.
Dallo scalo di alaggio
Partono barcheggiate,
Che in Luglio non fan male.
Son poche ma importanti
Minute ed eleganti,
18 oggetto di giornale.


1-9. La mitologia e la storia a renderne conoscenza nei tempi e nei luoghi. Concedono sempre onore e gloria tanto per come si mostrano tanto per tutti gli altri motivi: Hanno suggerito il nome a luoghi e soprannomi alla gente per la riconoscenza.
10-18. In inverno proteggono il paesino da venti mareggiate, in estate sono meta di gite in barca soprattutto nel mese di Luglio. Sono poche ed eleganti non eccessivamente estese ma conosciute, e oggetto di documentari.


Parte ad arcipelago,
Con casa e castelletto,
L’isoletta di Lachea,
Che come sarcofago
Come meglio o bauletto
Come terra quella Achea,
Racchiude sì pesante
L’impronta del gigante
27 Verso oriente e la moschea.
Ed oltre alla sua grotta,
a quella d’eremita,
al museo e al rosso geco,
mette paesani in lotta
per il diritto in vita
di farne l’acceso eco,
o orgoglio culturale,
per studio provinciale,
36 credendo sia uno spreco.
Impéra d’imponenza
Tra lì e l’azzurro mare,
il faraglione grande;
Rifulge alla parvenza
Per chi sta a navigare
Nel mare che s’espande;
Coi marinai al remo
Tra Ulisse e Polifemo
45 Le storie memorande.


19-27. L’isola Lachea apre l’arcipelago sormontata da una casa e da un castelletto, la quale come sarcofago o baule o come terra mitologica, racchiude in direzione Est dell’isola una impronta gigante attribuita a Polifemo.
28-36. L’isola oltre a possedere una grotta, un museo, un raro rettile dal collo rosso, crea dispute tra i paesani, che ne vogliono la piena disponibilità in quanto isola appartenente al paese, e gli studiosi dell’Università di Catania che la reputano patrimonio naturale incontaminabile, sprecato se non salvaguardato.
37-45. Il grande faraglione governa per la sua imponenza tra lì ed il mare azzurro; risplende ai nostri occhi e per chi naviga nel mare esteso; del quale sono attribuibili leggende indimenticabili dalle semplici marinare fino all’Odissea.


Innalza nostra Madre
Statua mirabil bianca,
Da scale è lei raggiunta;
Dalle linee leggiadre
La roccia in cima sbianca,
che dal fondale giunta
vulcanica eruzione
chiamato faraglione
54 formata sì presunta.
Seguono i più piccoli
Casa di tanti uccelli,
Riparo a pescatori.
Scogli a tanti boccoli,
Del villaggio i cancelli
Nei più alti stanno i fiori.
E Chiudono il paesaggio
La costa del villaggio,
63 Meta di tuffatori.


46-54. Il Faraglione grande innalza nostra Madre in forma di statua lucente e bianca che è raggiunta da una scalinata; lo scoglio in cima è imbiancato con linee più morbide e si presume che consista nel fondale marino che a seguito dell’eruzione sottomarina ha cotto il fondale portandolo in superficie.
55-63. Seguono i faraglioni più piccoli che fungono da dimora per i gabbiani e riparo per i pescatori. Questi sono scogli, pieni da pillows magmatici, che fungono anche da cancelli al paese, nelle quali cime in alcuni ci sta della vegetazione. E chiudono l’arcipelago ed il paesaggio della costa del paese ch’è meta di turisti tuffatori.